Un’essenziale figura di confronto in ambito condominiale è quella del portiere che, nei decenni, è andata via via scomparendo a causa dell’avvento della crisi immobiliare.
Dal 2016, l’Agenzia Territoriale per la Casa, ha attivato un progetto di “portierato sociale”, studiato per venire incontro alle esigenze delle persone più fragili e che prevede, accanto alle normali mansioni di portineria, un supporto concreto a persone fragili ed in stato di difficoltà per favorire l’integrazione ed il rispetto delle regole.
Anche nello svolgimento delle loro mansioni ordinarie, però, è necessario che i portieri raggiungano un buon livello di formazione e la figura che deve provvedere a ciò è l’amministratore di condominio in quanto datore di lavoro.
Gli obblighi in capo a quest’ultimo sono sia di tipo informativo, concernenti i rischi per la salute e la sicurezza in conseguenza dell’utilizzo di determinate sostanze nocive e le conseguenti misure di prevenzione da adottare, sia di tipo formativo, mirati ad approfondire a livello teorico e pratico tutti i concetti e le situazioni che i lavoratori potrebbero dover affrontare in ragione della loro mansione.
La formazione obbligatoria si compone di due moduli, uno generale ed uno più specifico, e deve essere impartita al lavoratore al momento della sua assunzione, di un eventuale mutamento delle mansioni o dell’introduzioni di nuovi macchinari e/o sostanze. Inoltre, questo primo periodo deve essere integrato ogni 5 anni con ulteriori moduli di aggiornamento.
A fianco della componente obbligatoria, infine, troviamo una componente non obbligatoria motivata dalla complessità delle incombenze cui il portiere deve attendere.