Raccolgo l’invito gradevolissimo per scrivere su questo magazine.Vorrei soffermarmi su un tema che mi sta molto a cuore e che è di grande attualità: la crisi del piccolo commercio.
I negozi al dettaglio un tempo erano il fiore dell’economia italiana. Rappresentavano le tipicità dei nostri luoghi,abbellivano le strade dei nostri quartieri e davano reddito.
La crisi è cominciata a cavallo degli anni 80 con l’affermarsi sempre più convinto della distribuzione. La politica ha, ovviamente fatto la sua parte agevolando lo sviluppo di grandi catene e grandi gruppi. La legge Bersani ha ulteriormente peggiorato il quadro del piccolo commercio liberalizzando le licenze ed abolendo regole e limitazioni.
Il piccolo commerciante, prima della legge Bersani, poteva contare sulla vendita della propria licenza (in sostanza si comprava l’avviamento del negozio,la storicità, il fatto che ci fossero regole che impedissero concorrenza vicina, ecc…). Dopo la legge Bersani tutto diventa libero e si implementa sempre più la grande distribuzione.
Diventa difficile sostenere affitti sempre più alti e orari liberi senza sosta.
E le nostre strade ed i nostri paesi cominciano a svuotarsi di negozi: si arriva al paradosso per il quale i centri storici sono impossibili da raggiungere con divieti di transito di ogni tipo e parcheggi impossibili mentre tutte le strade conducono al centro commerciale con i parcheggi annessi.
Si affermano negli 2000 gli outlets che in origine dovrebbero essere contenitori che vendono seconde scelte, prodotti con difetti di produzione che non sarebbero mai andati in vendita normale. In realtà ben presto le aziende differenziano le produzioni facendo arrivare negli outlets produzioni parallele fatte a basso prezzo illudendo il consumatore.
Una tassazione importante, un abbassamento generale dei redditi che riduce i consumi,un’invecchiamento generale senza ricambio e per ultima la pandemia che ci ha colto in questi ultimi mesi consacra la definitiva crisi del piccolo commercio.
Alla quale l’imprenditore del commercio lungimirante e illuminato può rispondere con competenza, facendo ricerca e proponendo quella qualità che la media e grande distribuzione troppe volte non garantisce. Può rispondere offrendo contenitori belli e innovativi, illuminati,profumati ed ordinati dove sarà bello per il consumatore entrare e magari acquistare.
Eppoi, per ultimo ma forse per prima cosa il piccolo commercio può garantire quella socialità che è la base del nostro viver quotidiano. Troppo spesso il viver di questi giorni ci costringe a lavorare da soli di fronte ad un computer, a passare ore con il nostro telefono o tablet in mano. Il piccolo commercio sarà fondamentale nel farci apprezzare nuovamente quei rapporti interpersonali che ci contraddistinguono.
RICCARDO SACCHI