
Il tema della raccolta differenziata è un tema che divide e su cui capita di soprassedere, con comportamenti contrari (oltre che all’etica) alla legge. La contrarietà alla legge comporta, chiaramente, il pericolo di vedersi contestare una sanzione e, quindi di dover pagare una somma di denaro che, se irrogata ad un singolo cittadino, lo vedrà personalmente ed unicamente coinvolto, nel caso del condominio, andrà a gravare sull’intero stabile. Proprio per evitare, quindi, che persone estranee ai fatti si trovino a dover pagare una parte di sanzione, è riconosciuto loro l’interesse all’installazione di sistemi di videosorveglianza.
Questo interesse, però, lungi dal rimanere meramente astratto, deve risultare da un documento scritto nel quale si dà atto di due fondamentali valutazioni: la prima concerne la mancanza di sistemi meno invasivi per poter raggiungere il medesimo scopo, mentre la seconda concerne una “circoscrizione” dei motivi e dei periodi, concreti e specifici, per i quali si chiede l’installazione delle videocamere.
Fatto ciò e una volta che l’assemblea (a maggioranza semplice) ha deliberato l’opera, è possibile procedere con l’installazione materiale, alla quale deve fare immediato seguito l’affissione di un cartello, in un luogo visibile anche di notte e prima del raggio d’azione della telecamera, che avvisi i passanti della presenza dei dispositivi.
Inoltre, i filmati devono essere custoditi da un soggetto individuato che abbia i requisiti tecnici e organizzativi previsti dalla legge e che potrà visionarli soltanto ai fini della contestazione di una condotta illecita.
Infine, i filmati dovranno essere conservati solo per il tempo strettamente necessario per reprimere eventuali condotte illecite e, in particolare, per un periodo non superiore a sette giorni lavorativi, che si riducono a 1-2 nel caso in cui nell’area oggetto delle riprese vi sia anche il luogo di lavoro di un dipendente del condominio.